“Di uno che entra nel suo trentesimo anno non si smetterà di dire che è giovane. Ma lui, benché non riesca a scoprire in se stesso alcun mutamento, non ne è più così sicuro: gli sembra di non avere più diritto a farsi passare per giovane. E la mattina di un giorno che poi scorderà si sveglia e, tutt’a un tratto, rimane lì disteso senza riuscire ad alzarsi, colpito dai raggi di una luce crudele e sprovvisto di ogni arma e di ogni coraggio per affrontare il nuovo giorno…”
“Di uno che entra nel suo trentesimo anno non si smetterà di dire che è giovane. Ma lui, benché non riesca a scoprire in se stesso alcun mutamento, non ne è più così sicuro: gli sembra di non avere più diritto a farsi passare per giovane. E la mattina di un giorno che poi scorderà si sveglia e, tutt’a un tratto, rimane lì disteso senza riuscire ad alzarsi, colpito dai raggi di una luce crudele e sprovvisto di ogni arma e di ogni coraggio per affrontare il nuovo giorno…”
(Ingeborg Bachmann: Il trentesimo anno)
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