Lo sapeva, lo avvertiva chiaramente, non ci sarebbe stato nessun futuro, per lui, nella situazione in cui si trovava a vivere. Non per colpa di qualcuno in particolare, e nemmeno del destino, ma solo a causa di scelte, atteggiamenti, azioni e inazioni. Questo multiforme grumo, cresciuto come un cancro, dentro e attorno a lui, è divenuto nel tempo sempre più coriaceo e impenetrabile, al punto che tutto ciò che rimane, è solo un concentrato di amara tristezza. Giovane o vecchio che sia o si senta, la paralisi esistenziale di cui si trova preda è ora sul punto di inghiottirlo per sempre. La cosa più notevole, in mezzo a tutta questa banalità, è che nessuno se ne accorgerebbe davvero. Un’eclissi, un’elisione tanto innocua quanto priva di conseguenze. Basta solo volgere lo sguardo altrove, per qualche attimo, concentrarsi su un libro, fingere una telefonata, e il microdramma sarà presto compiuto. Probabilmente il piccolo ma vorace cono d’ombra nel quale scomparirà, potrà lasciare in terra qualche traccia, minute particelle incombuste, di ciò che un tempo fu un uomo. Non scomparissero con la prima pioggia, potrebbero forse rappresentare un interessante momento di svago, per qualcuno desideroso di perdere del tempo in un’inutile e infruttuosa ricerca, di senso e identità, partendo da qui microscopici indizi sopravvissuti al declino. Ma a niente servirà anche la più raffinata abilità in materia investigativa, nessuno potrà trovare un senso nella sparizione di questa vita monca, senza direzione, persa sin dal principio nella corrente della causalità. Il ricordo di ciò che quell’uomo è stato sta già evaporando come nebbia la mattina, lasciando l’orizzonte sgombro e terso, e un poco più vuoto.