Gli Absenta sono un’interessante realtà post-black spagnola, al secondo album sulla lunga distanza con “Eel”. Probabilmente pochi blackster penserebbero di intitolare un disco “anguilla”, ma gli Absenta, sin da questa semplice scelta, riescono a caratterizzare il loro lavoro con personalità, evocando le atmosfere fredde, buie e fangose in cui si muovono strisciando questi animali e, metaforicamente, le sensazioni che i cinque spagnoli mettono qui in musica.
Il risultato è un song-writing pastoso e cadenzato, coeso su un riffing-work sghembo e dissonante, che ben si associa al salmodiare della voce di Alkaudón, artefice di una performance diversa dall’ordinario e vicina, per certi versi, all’Attila Csihar dei tempi migliori.
I brani scorrono senza particolare sforzo, a discapito dell’attitudine paludosa che li anima, grazie a strutture di base in realtà semplicemente rock’n’roll, come per altro dichiarato espressamente dalla band, concretizzandosi in un corpus monolitico ma non monotono, in cui “Burying another part of our soul” e “Erasing the traces of an ungrateful coward” sono possibili highlight, insieme alla conclusiva “Darkened blood”, che mostra il lato più cupo e atmosferico del gruppo, di certo più interessato all’evocazione di sensazioni, piuttosto che al mero impatto frontale.
Tutto considerato gli Absenta possono a pieno titolo essere ascritti alle nuove leve del metal estremo mediterraneo, che, sulla scorta di illustri predecessori (Necrodeath, Moonspell, Novembre, Rotting Christ), in questi ultimi anni stanno innovando dall’interno, e con distinguibili tocchi personali (cfr. Foscor), un macro-genere troppo spesso a totale appannaggio di scandinavia e America.