“Sworn to the Dark”, titolo davvero magistrale, per un album che si propone come quintessenza del metallo nero , in un percorso di continuità col passato dal sapore quasi devozionale.
La compagine svedese guidata dal mio buon coetaneo Erik Danielsson è infatti artefice, sopratutto da questo lavoro in poi, di una vera e propria scalata ai vertici di popolarità della scena black mondiale, complice anche il relativo, fisiologico eclissarsi di precedenti stelle, quali, ad esempio Dimmu Borgir, Satyricon o Cradle of Filth, ma anche e sopratutto la spinta centrifuga, all’interno del genere, che spinge costantemente verso la frammentazione stilistica.
Tutte considerazioni, queste, che i Watain bypassano a piè pari, concentrandosi su una proposta ortodossa ma piuttosto fresca, nella sua intensità espressiva.
Impossibile infatti rimanere indifferenti, di fronte a veri e propri anthem black, come il massiccio groove dell’opener “Legions of the Black Light”, la furia di “Storm of the Antichrist”, oppure l’epica oscurità della conclusiva “Stellarvore”, tutti brani incredibilmente lucidi, concentrati, affilati, come altrettante lame, di un arsenale musicale che da lungo tempo non emanava un tale sinistro bagliore.
E a distanza di 10 anni dalla sua prima pubblicazione (19/02/2007) “Sworn to the Dark” rimane, per chi scrive, l’esempio migliore dell’approccio Watain alla materia black: un sincero e dannatamente esaltante attestato di passione, nei confronti di un genere che è, per certi versi, un vero e proprio stile di vita. Da cui il titolo.
this record is possibly speaking one of the best black metal albums that I have ever listened to…God of Death. Manifest. God of Doom. Move and appear! God of Death. Manifest. Strike once more. Stellarvore.
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