Grandissimo ritorno sugli scaffali per una delle migliori realtà provenienti dal ribollente calderone black islandese. Con “Hvísl Stjarnanna” (it: stelle sussurranti) i Sinmara iniettano di profonde melodie oscure le trame metalliche del loro sound (sei sole tracce la cui durata complessiva oltrepassa i quaranta minuti), rendendolo ancor più inquietante e immaginifico, coerentemente con gli elementi leggendari e magici trattati nelle lyrics (cfr. il mito delle sirene del nord). Il perfetto contraltare al caos organizzato dei conterranei Svartidaudi (coi quali condividono il chitarrista Þórir Garðarsson), nonché probabilmente uno dei dischi black dell’anno.
Immaginate Devin che va in vacanza, con tutto il suo bagaglio sonoro, architettando un concept su un’isola deserta, con il classico naufrago come protagonista, assieme a un ricco caleidoscopio di creature tropicali. Il risultato sono 70 minuti di libertà e delirio, con tante idee al suo interno da bastare per un’intera carriera. “Empath” è forse l’opera più convincente di Townsend degli ultimi anni, se si mette in campo la volontaria sospensione dell’incredulità, necessaria a metabolizzarla.
Vero e proprio supergruppo death progressivo, capitanato dal virtuoso delle pelli Grossmann (in forze anche nei Triptycon e Alkaloid) insieme a Danny Tunker, Linus Klausenitzer, V. Santura e Morean, tutti gravitanti nelle fila dei gruppi citati, oltre che nei Dark Fortress, il disco è ovviamente un compendio di tutto ciò che la tecnica può fare portata all’estremo, in campo death, ma con un occhio di riguardo all’ascoltabilità e alle melodie. Non stupiscono in questo senso gli illustri ospiti a sei corde Jeff Loomis, Marty Friedman e Christian Muenzner, che contribuiscono a confezionare un disco intenso e impeccabile, che non può non piacere gli appassionati del genere.
Dopo aver fatto sensibilmente il botto, lo scorso anno, col bellissimo ed intenso “Stranger Fruit”, l’istrionico Zeal & Ardor consegna alle stampe un significativo evento live, tenutosi a Londra, che cattura la verve sciamanica e ipnotica del gruppo, sempre in bilico fra gospel, voodoo e metal estremo.
Mother of Millions – Artifacts
“Artifacts” è il terzo album del combo prog ellenico, un concept album incentrato su pensieri e sentimenti visti come oggetti dotati di valore rituale. Un’opera complessa e non immediata fin dal principio, che perde per strada l’impatto del precedente “Sigma”, ma guadagna atmosfera e meditatività.